La meteorologia è una materia molto complessa, descritta da scienze quali la fisica, la chimica e la matematica. Una trattazione esaustiva degli argomenti occuperebbe un numero incredibile di pagine e comunque non riuscirebbe ad essere una sintesi efficace delle nozioni che possono essere di interesse per chi frequenta la montagna.
Lo scopo di questa sezione è pertanto quello di divulgare alcuni concetti di base nella forma più semplice possibile, interpretandoli con gli occhi di chi si rivolge alla meteorologia per avere un ausilio nella programmazione di attività escursionistiche ed alpinistiche.


Andare in montagna significa essere a contatto con la natura, ma la natura comprende un elemento determinante per la riuscita delle nostre escursioni o ascensioni: il tempo meteorologico. Percorsi e vie tecnicamente facili possono trasformarsi in trappole pericolose, se il maltempo ci coglie alla sprovvista. Sia il buon alpinista, sia il semplice escursionista, dovrebbero pertanto abituarsi a considerare sempre il fattore meteorologico nella programmazione di ogni uscita. Per arrivare a ciò occorre imparare quelle nozioni di base che potranno permettere di tenere "sotto controllo il tempo", avvalendosi con criterio dei pochi mezzi a disposizione: le previsioni del tempo fornite da stampa e televisione, eventualmente un barometro portatile e il proprio buon senso

La prima cosa che si deve tenere a mente andando in montagna è che il tempo meteorologico in queste zone cambia sempre molto repentinamente; questo fatto è dovuto all'orografia del luogo che a causa dei dislivelli di altitudine tra vette e valli, genera continuamente un ciclo quotidiano di brezze; queste brezze a seconda del periodo dell'anno formano sulle vette cumuli più o meno grossi, che possono degenerare in temporali.

La formazione dei cumuli comunque, contrariamente alle aspettative, può avvenire sempre, anche se la situazione generale del tempo è stabile, perchè dipende dalla qualità di vapore che si accumula nell'aria. In caso di tempo stabile, infatti, si può anche osservare un ciclo di degenerazione che si ripete con frequenza di 2 o 3 giorni;questo ciclo inizia il giorno successivo ad un temporale con l'aria più cristallina, perchè è stata scaricata l'umidità; nello stesso giorno si ha nuovamente l'evaporazione, ma a causa dell'abbassamento di temperatura dato dal temporale, il ciclo giornaliero di cumulazione non riesce a degenerare. questa situazione si ripete per 2 o 3 giorni, con i cumuli che si gonfiano sempre di più fino a che si ha nuovamente la degenerazione in temporale.

Un altro aspetto importante che va considerato è l'effetto barriera che hanno le catene montuose quando son investite da correnti molto veloci (tipiche quelle da Nord-Ovest sulle Alpi). In questo caso si verifica il cosiddetto effetto STAU-FOHN, cioè dalla parte di arrivo della corrente si ha un sollevamento forzato che causa la condensazione delle nubi e le precipitazioni (STAU) mentre nel versante sottovento l'aria scende asciutta e riscaldandosi, offre tempo terso, tiepido e ventoso (FOHN).

Infine, per completare il quadro della variabilità del tempo in montagna, non si deve trascurare il fatto che, a causa della diminuzione della temperatura con la quota, al di sopra dei 1.800 metri sulle Alpi il rischio di precipitazioni a carattere nevoso è presente praticamente 12 mesi all'anno, anche nei mesi più caldi.


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